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ARRIVA L'ANONIMOMETRO - Accertamenti digitalizzati pronti al debutto

06.02.2022 10:48

La legge di bilancio 2020 prevedeva lo strumento dell'anonimometro per stanare gli evasori fiscali, si tratta di uno strumento, che la legge di bilancio 2020 chiama "Evasometro anonimatizzato, un sistema grazie al quale l'Agenzia delle Entrate potrà attingere in forma anonima ai dati dei contribuenti relativi alle abitudini di spesa, per procedere, in caso di scostamenti evidenti, agli opportuni controlli, per stanare gli evasori.

Già nel nostro editoriale del 16 gennaio scorso “Occhio ai Social” vi avevamo parlato di come tutti i vostri post fieri davanti ad un piatto di linguine all'aragosta o tutte le vostre stories al ristorante, potrebbero essere utilizzate dall’Agenzia delle Entrate, se solo il Garante della Privacy avesse concesso l’autorizzazione ad un simile uso, nell’attività di accertamento dei redditi del contribuente.

Ebbene quel giorno è arrivato, infatti con un provvedimento di pochi giorni addietro il Garante della Privacy ha acconsentito a quanto previsto dalla legga di bilancio 2020, in materia di accertamenti, a patto che al contribuente venga garantita la privacy diventando un numero che circolerà tra le varie banche dati.

Ma gli algoritmi che scoveranno i potenziali evasori devono essere esplicitati. È questo lo scenario che si potrà presentare nel breve periodo, quando il decreto del Ministro dell'Economia e delle finanze attuativo del c.d. “anonimometro” previsto dalla legge di Bilancio 2020 verrà reso definitivo e si passerà, quindi, dalle parole ai fatti. Nonostante il parere favorevole (sia pure con osservazioni) del Garante privacy, il decreto solleva comunque dubbi sull’evoluzione digitale dell’accertamento.

Ma vediamo di preciso cos'è questo nuovo strumento antievasione, come funziona e quali vantaggi dovrebbe portare e soprattutto analizziamone brevemente tre punti:

  • Cos'è l'anonimometro
  • Quali sono i vantaggi dell'anonimometro?
  • Quali tutele e quali diritti restano ai contribuenti?
     

. Cos'è l'anonimometro

L'anonimometro è un metodo di accertamento fiscale contenuto nella legge di bilancio, che deve essere discussa a novembre. Il funzionamento non è ancora chiaro. Per comprenderlo nel dettaglio è necessario attendere infatti l'approvazione definitiva della legge suddetta. A quanto pare però il meccanismo è totalmente informatizzato e alla base ci sarebbe l'incrocio di tutti i dati dei contribuenti, resi anonimi attraverso l'attribuzione di un codice identificativo e non tramite il codice fiscale, raccolti grazie alla fatturazione elettronica, agli scontrini elettronici e alla Super anagrafe dei conti correnti.

In pratica il codice del contribuente verrà fatto girare nelle varie piattaforme da cui il Fisco può già attingere e da altre, a quanto pare, in arrivo. In questo modo, senza sconfinare nei limiti previsti dal Garante della privacy, l'Agenzia delle Entrate, ma anche la Guardia di Finanza potranno incrociare i dati a disposizione riferiti a un determinato contribuente, studiarne i comportamenti di spesa e comprendere, se ci sono scostamenti notevoli tra reddito dichiarato e uscite, se ha evaso le tasse o meno.

 

      . Quali sono i vantaggi che derivano dall'anonimometro?

Il Governo, da tempo impegnato a contrastare la piaga dell'evasione fiscale, dichiara che attraverso l'introduzione dell'anonimometro conta di recuperare una parte del gettito, che negli ultimi tre mesi ha raggiunto una misura record, aumentando addirittura del 3,8 %. Il tutto nel rispetto, se possibile, della privacy dei cittadini. Insomma, una vera e propria lotta ai furbetti che spendono denaro contante, frutto di attività irregolari se non addirittura illecite.

 

     . Quali tutele e quali diritti restano ai contribuenti?

Prima di tutto la lotta all'evasione fiscale, poi la tutela dei contribuenti. È questo il senso dell'articolo 1, comma 681 della legge numero 160 del 27 dicembre 2019 che ha inserito la lotta all'evasione e la prevenzione tra le misure prioritarie nonostante le limitazioni ai diritti dei cittadini.

Ecco quindi dimenticatevi lo Statuto del Contribuente e tutti i vostri diritti. Sono passati ben 22 anni dalla sua emanazione e fin da sempre Agenzie e Ministero lo hanno visto come un pugno in un occhio, come una cosa della quale non tenere conto, perché il rapporto tra Stato e Cittadini non può mai essere messo in pari, ma il cittadino deve essere suddito succube, poiché è per sua natura brutto, sporco, cattivo, evasore, soprattutto se imprenditore.

Come riportava il quotidiano economico “ItaliaOggi” qualche giorno fa, per bloccare chi sgarra "andrebbe escluso l'esercizio del diritto degli interessati (contribuenti) di ottenere dal titolare del trattamento (Agenzia delle entrate e Gdf), la conferma o meno che nei loro confronti sia in corso un trattamento che li riguarda". In parole povere, il contribuente sottoposto a verifica non può esercitare il diritto di sapere che c'è in atto un procedimento se non, eventualmente, in seguito a comprovata evasione.

La relazione del Ministero poi afferma che i contribuenti interessati non possono avere accesso ai dati e alle informazioni che li riguardano direttamente. "Tali diritti dovrebbero essere differiti fino al momento in cui l'interessato riceve l'invito alla regolarizzazione della propria posizione fiscale o il processo verbale di constatazione, ovvero fino alla ricezione di un provvedimento impositivo". Per tutelarsi, l'atto di indirizzo del Mef prevede che sui portali dell'Agenzia delle Entrate e della Guardia di finanza possa essere pubblica un’informativa generale con le limitazioni ai loro diritti.

I contribuenti, a questo punto, avrebbero in mano soltanto due carte: che i dati presenti sull'anagrafe tributaria "siano trattati in coerenza con le finalità per cui ognuno di essi è raccolto e quello di ottenere la rettifica dei dati personali inesatti". Come detto prima, i diritti non possono comunque essere esercitati direttamente dal contribuente ma soltanto dal Garante per la protezione dei dati personali, la figura alla quale si devono rivolgere i cittadini. Con la legge n.160/2019, Fisco e Guardia di finanza possono effettuare le analisi di rischio con le limitazioni dei diritti degli interessati soltanto se sono previste da “disposizioni di legge o di regolamento che regolano il settore.”

 

Staff di Redazione Palmeristudi

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